Velenosi si diventa: quando il miglior attacco è la difesa

ResearchBlogging.org
Lophiomys imhausi

Un po’ di tempo fa avevo parlato del Pitohui dichrous, un raro caso di uccello tossico (vai al link per maggiori info). A quanto pare, però, l’affascinante lista di animali capaci di diventare velenosi, non essendolo per natura, è destinata ad ampliarsi. Ora è il turno di un mammifero, il topo crestato africano, scientificamente noto come Lophiomys imhausi, un roditore notturno dal pelo lungo che vive nell’Africa orientale. 

Un gruppo di ricercatori della University of Oxford, insieme ad un team dei National Museums of Kenya e della Wildlife Conservation Society, ha pubblicato di recente uno studio su Proceedings of The Royal Society B, avente come oggetto di studio proprio Lophiomys imhausi, scoprendo l’unico caso sinora noto di mammifero capace di acquisire una tossina letale da una pianta, a scopo difensivo. 
Legolas de “Il Signore degli Anelli”,
noto per la destrezza con arco e frecce
Nella fattispecie, il topo trae la tossina da piante del genere Acokanthera, la medesima fonte utilizzata dai cacciatori locali per avvelenare le loro frecce ed utilizzarle soprattutto per abbattere elefanti. Il sospetto che tale specie di roditore fosse velenosa, in realtà, gli scienziati l’avevano da un po’: Lophiomys imhausi, infatti, se minacciato, ha la curiosa abitudine di esibire vistosamente lungo i fianchi una pelliccia dalla colorazione bianconera e in letteratura sono riportati casi di cani intossicati o addirittura morti dopo essersi imbattuti in esemplari di questa specie.
Certamente Lophiomys imhausi non rappresenta il primo caso di mammifero velenoso; ne sono esempi l’ornitorinco, il solenodonte, il pangolino e poche altre specie. La vera novità sta nel fatto che Lophiomys imhausi non ha ghiandole velenifere o innate capacità di sintetizzare veleni, ma assume la tossina, chiamata ouabaina, direttamente dalla corteccia degli arbusti di Acokanthera, genere di piante appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, la stessa dell’ornamentale – e tossico – oleandro.
Acokanthera sp.
I topi staccano e masticano pezzi di rami o radici, evitando foglie e frutti, poi spalmano la poltiglia di corteccia e saliva sulla peluria ai loro fianchi. I ricercatori hanno anche analizzato i peli al microscopio elettronico, rivelando che essi possiedono una struttura perforata, che facilita l’assorbimento della saliva spalmata. I roditori di Lophiomys imhausi possono inoltre spalmare la tossina per concentrarla ulteriormente su zone anche solo sfiorate dalla bocca di potenziali predatori, e il mero contatto tra la bocca di un predatore con la saliva avvelenata può essere letale. E’ anche interessante notare che la tossina è inodore anche per l’olfatto di un animale come un cane, e il topo possiede una struttura del corpo particolarmente spessa, soprattutto per quanto riguarda l’ossatura del cranio, le vertebre larghe e la pelle ispessita. Tutte queste caratteristiche, che rendono l’animale insolitamente poco adatto a fughe agili ed immediate, si sono sviluppate proprio in concomitanza con una strategia prettamente difensiva ma nel contempo di rapida azione.
Non si sa ancora, tuttavia, come faccia il roditore a restare immune dalla tossina, visto che è costretto in ogni caso ad introdurla in bocca per masticare i frammenti di corteccia.
Kingdon, J., Agwanda, B., Kinnaird, M., O’Brien, T., Holland, C., Gheysens, T., Boulet-Audet, M., & Vollrath, F. (2011). A poisonous surprise under the coat of the African crested rat Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences DOI: 10.1098/rspb.2011.1169

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WhatsApp
Telegram
Pinterest
Pinterest
fb-share-icon
LinkedIn
LinkedIn
Share
RSS
Ricevi post via email